Statuto della Città metropolitana di Napoli
Legge regionale 9 novembre 2015, n. 14 in attuazione della l. 56/2014
Documento unico di Programmazione
Organi e competenze relative alla Pianificazione strategica
ORGANI COMPETENZE
 

Sindaco metropolitano

Deve garantire il periodico, costante confronto ed il rispetto del metodo partecipativo per l’individuazione delle direttrici di sviluppo. (art. 31)

Consiglio metropolitano Approva a maggioranza assoluta dei componenti che rappresentino almeno la metà della popolazione della Città metropolitana il piano strategico metropolitano triennale (art. 26)
Conferenza metropolitana Esprime parere non vincolante in merito al Piano strategico metropolitano con i voti che rappresentino almeno i 2/5 dei Comuni compresi nella Città metropolitana e il 40% della popolazione complessivamente residente 
(art. 30).
Forum metropolitano Propone un documento da considerare per la pianificazione strategica generale e al quale occorre fare obbligatoriamente riferimento nel documento strategico triennale e nel suo aggiornamento annuale 
(art. 14)

Sintesi della normativa statutaria relativa al Piano strategico

Il comma primo dell’art. 32, definisce il piano strategico metropolitano come “atto di indirizzo per l’ente e per l’esercizio delle funzioni dei Comuni, delle Unioni di Comuni e delle zone omogenee, anche in relazione all’esercizio delle funzioni delegate o conferite dalla Regione”. 
Nell’iter di adozione del Psm è garantito un effettivo ruolo alla Conferenza metropolitana, il cui parere, benché non vincolante, impone al Consiglio metropolitano di esplicitare in motivazione le ragioni per le quali si è adottato provvedimento difforme.

Lo Statuto pone rilevante attenzione al tema della partecipazione finalizzata all’elaborazione del PSM. Le forme di confronto collaborativo genericamente evocate nell’art. 12 vengono specificate nelle successive previsioni statutarie. A latere della funzione consultiva obbligatoria del Forum metropolitano (artt. 14 e 32), lo Statuto all’art. 31, in ossequio al principio di sussidiarietà orizzontale, prevede che la progettazione del PSM avvenga con il confronto fra le zone omogenee e con il coinvolgimento degli enti pubblici, delle forze economiche, delle associazioni di categoria, degli ordini professionali, delle autonomie funzionali, dell’associazionismo e del terzo settore. Ulteriormente, per assicurare la partecipazione dei Comuni e delle Unioni di Comuni all’elaborazione del PSM, lo Statuto all’art. 32 prevede la fissazione di apposite conferenze di programmazione. Di grande interesse è, invece, la previsione della possibilità di coordinare la pianificazione strategica tramite processi di copianificazione con Comuni e province contermini (art. 32, ottavo comma).

Diversamente dagli Statuti delle altre Città metropolitane, quello in parola prevede che gli obiettivi del Piano strategico siano di lungo termine. In particolare, il comma 32, commi secondo e terzo delineano le specifiche vocazioni del futuro Psm: migliorare le condizioni di vita, di salute, di relazioni e di benessere dei cittadini; salvaguardia del patrimonio naturalistico, paesaggistico e artistico; il risanamento dell’ambiente e del tessuto urbano; la valorizzazione delle eccellenze territoriali; l’ottimizzazione delle reti di comunicazione e dell’offerta dei servizi pubblici; il rafforzamento dei livelli di coesione e di integrazione sociale; il potenziamento della capacità attrattiva, di accessibilità e di relazioni dell’area metropolitana.

A livello statutario si definisce anche il raccordo del Psm con gli altri atti della pianificazione territoriale (art 31, comma settimo e art. 35, primo comma) e della programmazione finanziaria (art. 31, comma settimo e art. 32, comma sesto). Più in generale, l’art. 34 definisce il PSM come la cornice entro la quale deve essere svolta l’azione della Città metropolitana, sicché “gli altri atti di pianificazione e gli atti di carattere generale della Città metropolitana mettono in evidenza con specifica motivazione le loro relazioni col Piano strategico”.

All’art. 34 sono previste due forme di reazione a fronte di atti dei comuni divergenti dagli obiettivi del Piano. Da un lato, è previsto che eventuali divergenze opposte dai Comuni e dalle Unioni di Comuni nell’attuazione dei progetti definiti dal PSM sono decise con provvedimento del Consiglio metropolitano. Dall’altro lato, si prevede un controllo che potremmo definire preventivo, alla luce del quale l’accesso al finanziamento della Città Metropolitana dipende dalla coerenza delle azioni dei Comuni rispetto agli obiettivi del PSM.

Le risposte della Città metropolitana di Napoli al questionario sullo stato di avanzamento e sui possibili contenuti del futuro Piano strategico (30 maggio 2016)

Dal tenore delle dichiarazioni rilasciate, pare che non sia ancora stata intrapresa la fase di elaborazione del Piano strategico. Questa “sarà avviata a seguito di un atto di indirizzo del Consiglio Metropolitano in cui verranno individuate le strategie complesse, nonché le dinamiche di sviluppo economico-sociale”. Si consideri che il quinto comma dell’art. 31 dello Statuto prevede l’approvazione del Psm entro, l’oramai trascorso, 31 dicembre 2015.

Pur nell’incertezza dei tempi di progettazione, emerge una chiara consapevolezza dei contenuti generali del futuro Piano strategico, che sarà ispirato da “politiche di abilitazione e facilitazione allo sviluppo”, necessariamente inscritte nell’orizzonte delle politiche di programmazione 2014-2020. In particolare, gli ambiti tematici del Psm saranno la mobilità, l’ambiente, l’efficientamento energetico, la digitalizzazione dei servizi e lo sviluppo della rete di fibre ottiche.

Le azioni previste dal Psm saranno supportate sia dalle risorse private che da quelle pubbliche (derivanti dalla Regione, dallo Stato e dall’UE). Quanto alle prime, se ne prevede il coinvolgimento “mediante forme di partenariato pubblico-privato o contraente generale, ai sensi dell’art. 179 e ss. della parte IV del Nuovo Codice degli Appalti – D.Lgs.50/2016”, ricorrendo in particolare alla “finanza di progetto”, alla “locazione finanziaria” e agli “interventi di sussidiarietà orizzontale”. Quanto ai fondi pubblici, i riferimenti sono plurimi, interessando la futura sottoscrizione del Patto per il sud (che coinvolgerà anche la Città metropolitana di Napoli), nonché i finanziamenti provenienti dal FSC e l’approvazione da parte del CIPE della proposta di Programma di Azione e Coesione-Programma Operativo Complementare 2014-2020 (POC). Quanto ai fondi PonMetro, che si ricorda essere gestiti in via quasi esclusiva dal Comune capoluogo, la Città metropolitana di Napoli intende “porre in essere accordi e procedure finalizzati a dare un ruolo di primo piano alla Città Metropolitana, con conseguente possibilità di utilizzare anche tali fondi specificamente per il settore riguardante l’Agenda Digitale Metropolitana”.

Monitoraggio e valutazione rappresentano per la CM di Napoli uno strumento fondamentale per “individuare il grado di raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Piano Strategico” e, conseguentemente, per ispirarne “il processo di revisione e di aggiornamento annuale”. Tanto la prima, quanto la seconda attività saranno svolte sulla base di indici fra loro il più possibile conformi, “così da attivare un processo continuo che consenta, sulla base degli stessi parametri, sia la correzione di contenuti ed impostazioni in progress sia la valutazione conclusiva dei risultati e delle attività”.

L’attività di monitoraggio – gestita a livello centralizzato, ma con l’ausilio dei feedback comunali – sarà supportata dal Sistema Informativo Territoriale; il SIT, in particolare, dovrà produrre “un apposito report con cadenza almeno semestrale” al fine di “fornire analisi ed approfondimenti circa l’attuazione delle politiche avviate, ed offrire, pertanto, un importante supporto tecnico per la programmazione e la gestione delle stesse attività di monitoraggio”. La valutazione dei risultati sarà attuata, invece, attraverso il DUP, “che consentirà di tradurre il Piano stesso nel linguaggio economico-finanziario”.

La città metropolitana esprime peraltro la consapevolezza che l’efficacia del Psm dipenda anche dalla sua relazione con gli altri strumenti della pianificazione, ovvero “con il PTC ed il PTM, nonché con il DUP, il piano triennale delle opere pubbliche, il piano pluriennale di valorizzazione-alienazione di beni del patrimonio della città metropolitana e con il piano triennale del fabbisogno e reingegnerizzazione dell’organizzazione dell’ente”. Eguale importanza è riferita alle relazione fra il Psm e gli strumenti di programmazione finanziaria, come peraltro già Statuto dall’art. 32, comma 6, dello Statuto della CM di Napoli.

 

Precedenti esperienze di Pianificazione strategica: le informazioni derivanti dal questionario


Da quanto emerge dalle risposte fornite al questionario rivolto alla Città metropolitana  (vedi sopra), “La ex Provincia di Napoli ha incentrato essenzialmente la sua attività su funzioni amministrative eminentemente autorizzatorie e concessorie. La stessa attività di pianificazione si è concentrata esclusivamente sul controllo e la verifica degli atti di programmazione e pianificazione dei comuni in riferimento essenzialmente a leggi e regolamenti”.

Invero, gli unici strumenti strategici adottati, ovvero il Piano Strategico Operativo dell’area vesuviana e il Piano del Bacino dei Trasporti hanno incontrato l’opposizione della Regione. Da quanto emerge dalle dichiarazione rilasciate, il primo piano “è stato derubricato e di fatto cassato dalla Regione Campania pur contenendo unitamente alla VAS, norme di attuazione e disposizioni che possono tornare utili per l’adottando PTC , per il futuro Piano Territoriale Metropolitano e, in ogni caso, per la pianificazione di settore della zona omogenea costituente l’area vesuviana (interna e costiera)”; ugualmente, il secondo è “stato fatto cadere ed in ogni caso non è stato recepito dalla Regione Campania, in relazione all’accentramento delle funzioni di pianificazione, programmazione e gestione del TPL in capo alla stessa Regione”.